Cinque anni fa, un Siciliano mi disse:"vieni in sala di posa, scattami delle foto". Con mano tremante esegui il suo comando. Era il mio datore di lavoro. "ok, da domani andrai a fare la fotografa nel villaggio". Il pensiero mi terrorizzava. La mia prima vittima fu una bambina, ricordo ancora le urla del ciaps, l'avevo deformata. Lui forse non capiva, ma i miei primi scatti vennero effettuati in modo scoordinato e veloce. Paura, timidezza, consapevolezza di non essere fotografa. I giorni trascorrevano, la gente del villaggio si complimentava, mi chiamavano in molti, e tutti acquistavano le mie foto. Mi innamorai pazzamente, di quello strumento che mi aveva consegnato il ciaps, riuscivo soprattutto a mettere a proprio aggio le mie fotomodelle. Quando scattavo a delle belle ragazze, tutto era semplice, quando invece mi trovavo davanti delle Donne in età avanzata, con quintali di kg per gamba, mi divertivo di più, ma non a prenderle in giro, perché loro si fidavano di me, mi divertivo perché in quel momento, dentro me nasceva una sorta di fuoco che mi travolgeva, entravo in una dimensione diversa da quella che vivevo, cercavo attraverso i miei occhi la parte più bella del loro spirito. Non è semplice spiegarlo, ma ciò che veniva fuori, erano foto splendide, splendide perché loro mi ringraziavano. Ricordo con infinita dolcezza, una ragazza di 15anni, robusta, che non aveva una foto dall'età di 5anni. Ciò che mi rese felice, fu la sua Gioia, nel trovarsi bella il giorno che gli portai gli scatti che gli avevo fatto. Allora non lavoravo con la digitale, usavo quella analogica, dove non puoi vedere ciò che fai. Mi chiamavano la paparazza. Un fotografo professionista Toscano, mi chiese come mai facevo certi errori. Quando gli spiegai che scattavo da circa 20 giorni, si complimento, mi disse che si vedeva che mi mancava l'esperienza e la cognizione di certe tecniche, ma se qualcuno mi avrebbe seguita, avrei avuto sicuramente un bel futuro. In tre anni avrò scattato migliaia di foto ad altrettante persone. Giravo per le discoteche, le feste, manifestazioni di ogni genere. Il mio ciaps, non mi ha mai voluto spiegare niente. Trascorrevo ore a guardare i suoi scatti per imparare, le ore lavorative nel locale non mi permettevano di frequentare dei corsi, ci lavoravo 13 ore al giorno, alcune volte abbiamo toccato anche le 24 ore consecutive, ma non mi sentivo stanca, anzi. La mia realizzazione più grande, arrivò quando durante una cresima, riuscii a portare un ottimissimo lavoro, quasi simile agli scatti del ciaps, quel giorno eravamo in due, io ed un fotografo professionista, che doveva evitare eventuali danni miei. Il ciaps, mi disse: " Per fortuna che ci stavi tu, altrimenti non avremo potuto vendere le foto". Poi un giorno, la moglie fece in modo di farmi scappare. Quel giorno una parte di me è morta. Non ho ancora, dopo due anni toccato una macchina fotografica. Ma so, per certo, che l'amore è eterno, e che prima o poi, quel cassettino che ho voluto chiudere, verrà riaperto, perché quando si provano certe emozioni, difficilmente ne puoi fare a meno, quanto potrò resistere senza la mia macchina, che per giunta ho venduto...Verrà riacquistata, verrà ri-pigiato quel piccolo pulsantino che ti permette di sentire il click dello scatto, con il battito del cuore che quasi si ferma per l'emozione Nell'aver fermato per sempre un immagine, per vivere ancora quel fuoco che mi travolgeva in un mondo tutto mio.
Da fotografo, da siciliano Grazie.finalmente ho letto qualcosa di stupendo.
RispondiEliminaIo ringrazio te, di cuore.
RispondiEliminaUn bacio Cinzia